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al testo di Diego Bello
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La fronte fredda Sul coperchio di zinco Che scivola nell'urna. Il graffio della spatola pareggia La malta A saldo delle fughe. Il marmo Rimbomba Nel vuoto del buio E come a casa Bussa Alla porta nel tumulo. Ora corri Corri e sorridi, sul viso più traccia d'alcuna ferita. E ti senti chiamare Da lontano, dal cielo Dall'erba che scintilla di sole Dal rosso della terra d'ulivi Dal vento di mare Sulle canne piegate Dai pampini già saturi D'una promessa d'acini Di negramaro. È la mamma! È la mamma! È la mamma che chiama! |
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